Storytelling

Timkat, Gondar (Etiopia)

Timkat, in aramaico “battesimo”, è la celebrazione etiope della Chiesa ortodossa a ricordo del battesimo di Gesù Cristo nel fiume Giordano. Si celebra in tutto il paese ma la liturgia più rappresentativa è quella che si svolge a Gondar, la città scelta dall’imperatore Fasilidas nel 1693 come capitale del suo regno. La cerimonia principale si svolge all’interno del castello di Fasilidas, intorno alla grande vasca antistante il palazzo principale.
È ancora notte fonda quando, superato il controllo dell’esercito all’ingresso dei bagni di Fasilidas, salgo sulla struttura di tronchi d’eucalipto che domina la vasca, appositamente colmata d’acqua; ho di fronte il palazzetto dove, da ieri, sono conservati i Talbot, le copie delle Tavole della Legge provenienti dalle chiese della città.
Alle primissime luci del giorno comincio a scorgere la balconata della struttura centrale stipata di preti e monaci e i tre lati della piscina completamente occupati da religiosi e gruppi di giovani con tonache variamente decorate. Tutti sono in attesa. Ho la sensazione che migliaia e migliaia di fedeli si stiano silenziosamente accampando intorno alle mura della vasca. Non si scorge quasi nulla nel buio, c’è solo un brusio leggero.
Al sorgere del sole ha inizio la liturgia, intercalata dal  tambureggiare del kabaro insieme all’agitarsi ritmato dei sistri e dei maquamia, il bastone che aiuta a sostenersi durante le lunghe celebrazioni o il suono del corno, seguito da ondeggiamenti o inchini. Decine di migliaia di voci, assiepate nell’ampio parco circostante, rispondono all’unisono alle invocazioni.
Dopo un paio d’ore, il capo religioso benedice l’acqua che simboleggia il Giordano e una croce di bambù con quattro ceri alle estremità viene gettata in acqua: è il segnale. Gruppo di giovani, svestiti e tremanti per il freddo, si gettano nella piscina e cominciano a saltare cantando versi ritmati e raggruppandosi. È un “battesimo” condiviso, collettivo.
Il resto della giornata è trascorso in festa, tutta la città è coinvolta in un fremito di vita e di movimento: bambini corrono urlando e giocando con i bastoni, donne, giovani e persone di ogni età affluiscono alla piscina e poi si disperdono nelle vie  inondate di luce della città, animali vagano apparentemente senza padroni nelle strade. (g.c.)

Giovanni Cavalli

Faces. Travel documents.

Presented for Luxembourg Art Prize 2019

I have taken portrait photographs of people around the world.
For every shot I reported the date and the time together with the longitudinal & latitudinal positions of where the picture had been taken.
In addition to this data, I have used …  … …

Faces become like documents bearing inscriptions of our origins, the trip of genetic make-up across the centuries and the continents.
People have been moving for centuries. For each and every one of us, the geographical position is very temporary.

I have used the technique of unprepared portraits: people surprised by the shot, resumed with the expression and at the moment they struck me, without having time to understand what I was doing: the representation of unposed faces, with the subject suspended within themselves not a forced representation of themselves or a photographer’s interpretation. A snapshot of the people like I met them, surprised by my camera, completely spontaneous, natural and unaffected by the photographer, anticipating any possibility of giving me an interpretation of themselves.
They are anti-static, natural, spontaneous, real, surprised and suspended photographs, taken in the real context identifying the person.

This collection is a part of personal, complex research about the movement of people.

Traditions, ash or fire?

“Traditions are the safeguard of fire, not adoration of ash.” (Gustav Mahler). A struggle between tradition and contemporaneity, between past and present.
In this series there are people during religious processions in Sardinia, an island of Italy: women and men suspended between past, present and future, rooted in millenarian traditions made of gestures, rhythms, music, dances and gazes. Young people and children wearing forefather clothing, with the consciousness of being part of a long path that wants to affirm its future: there is no future without a past.

The photographic work has been performed in black and white in order to focus the attention on the expression, not being distracted by the sometimes superficial and strange emotion of color.

https://www.lensculture.com/giovanni-cavalli?modal=project-520738