Waterline 20
Venezia, mattina
città di favola
sogni colori,
passato e presente,
turisti rapiti da smartphone
alla ricerca della via
tra acqua e terraferma.
Vago,
scansandoli disturbato,
ma appartengo al coro.
Perché voler essere sempre +?
Occhi di pesce
in gruppi macabri e orridi
al mercato.
Sbarrati
dopo l’agonia.
Come noi, =.
Waterlines festival.
Vaporetto 20: destinazione San Servolo, Manicomio.
Increspature dell’acqua,
immagino.
Il castello balocco navigante
traversa la nostra rotta:
tutti a destra,
spalle verso San Marco
per i selfie
da condividere
con amici – friendship.
Salgo e scendo
da quella basilica
ogni giorno
nel viaggio
della gioia immaginaria, =.
Bagliori
si intersecano
in superficie sull’acqua.
Waterline 20: destinazione profondità.
Trattengo il fiato,
non respirerò più fino a sera.
Storie
cartelle cliniche
relazioni mediche,
non voglio focalizzare visi,
sono io il volto che si aggira
tra le mura di cinta dell’isola,
breve tratto di mare
a separare
norma e malattia;
il giardino,
incantata meraviglia del creato,
non serve a nulla:
non spiega,
Dio parla ti prego.
… Pregare
verbo servile …
Siamo inferiori
perché soffriamo
e crepiamo
senza ragioni
comprensibili?
Ci accaparriamo cibo
ci accoppiamo
arricchiamo
ci dilapidano
senza ragioni comprensibili.
Diseguaglianza sfruttamento
non sono fatalità;
impazziamo
forse per colpa?
Nell’acqua tiepida
profonda torbida
che non fa scorgere,
da sopra,
quanto accade sotto,
incontro Deboràh
Filottete Alice
Giovanni me stesso
a corpo morto
senza fiato,
separato tuttavia:
tornerò in superficie
stasera.
Medici con bocche spalancate
in cerca d’aria
risposte che mai si scriveranno,
a-normia,
formule stereotipi
per arginare la domanda
impossibile,
a-normia, a-normia.
Moriamo tutti stanchi
di chiedere
pregare
soffocare nell’incomprensibile
spiegato sempre male
da dotti sapienti asfittici
o medici agonizzanti
in waterlines 20, profondità.
Acqua fuori e dentro
ognuno di noi, ===
Waterline 20, ritorno.
Attraverso Venezia a piedi
macchiette inseminate di follia
scavalco e inciampo.
Nel lunapark dei fanali
abbandono l’acqua
viaggiando insicuro
sulla nera striscia
illuminata per brevi tratti
da luci transitanti,
effimere e veloci.
Aria.
21 ottobre 2017, in occasione del concerto all’isola di San Servolo di Michele Gazich “Temuto come grido, atteso come canto”, accompagnato da Marco Lamberti.